Due tradizioni in uno swap

>> venerdì 14 maggio 2010


Ovvero Nicol e la dipendenza da migliaccio.
Questo swap è proprio caduto a fagiolo. Ieri notte ho finito di scrivere la tesi e oggi pomeriggio, per premiarmi e rilassarmi, mi sono messa ai fornelli, complice la scadenza ormai prossima del contest. Conoscevo il migliaccio di nome, ma non avevo mai provato a farlo, ne l'avevo mai mangiato. Anzi, nella mia ignoranza, credevo che il migliaccio fosse un dolce a base di miglio, un pò come la cicerchiata.
Nicol non mi aveva avvertito che mangiarlo avrebbe creato dipendenza. Un pezzo è sparito scattate le foto di rito, un altro fatto fuori sistemando i rimanenti sul piatto da portata..si era spezzato, era antiestetico lasciarlo lì!
I miei complimenti più sinceri vanno a sua mamma, dal momento che questa ricetta viene direttamente da lei e un ringraziamento va a Nicol per aver voluto condividere con me un pezzetto della sua storia familiare.
Come mi ha spiegato, il migliaccio è un dolce preparato tradizionalmente sotto carnevale (non siamo a febbraio, ma direi che con il tempo che fa in questo momento può essere preparato senza troppi sensi di colpa o perplessità!) la cui ricetta differisce addirittura da città in città: con la crema pasticcera, con i canditi, solo con la ricotta... tante sono le varianti a disposizione con cui sperimentare. Quella che mi ha mandato è la più semplice, a cui aggiungere i canditi a piacimento. Quindi se volete avere la cucina e voi stessi profumati per molte ore di una fragranza che sa di coccole e d'infanzia, spendere un pomeriggio in divertimento e coscienti del rischio di dipendenza in agguato, fatelo! Io vi lascio la ricetta:

Il migliaccio di mamma Anna

500g di ricotta vaccina
200g di zucchero semolato
500 ml di latte intero
5 uova
70g di semola di grano duro
la buccia di un limone non trattato
liquore strega q.b.
1 bustina di vanillina
100g di burro
1 pizzico di sale
canditi a piacimento


Intiepidire il latte con il burro, la vanillina, un pizzico di sale e la buccia di limone tagliata in un'unica spirale. Una volta che il latte si sarà riscaldato, aggiungere la semola e cuocere il composto per circa venti minuti, mescolando con un cucchiaio di legno. Far raffreddare ed eliminare la scorza di limone. In una terrina mescolare la ricotta setacciata, le uova, lo zucchero e il composto di semola, i canditi tagliati in pezzi piccoli e il liquore strega (due tappi grandi). Imburrare una teglia rotonda abbastanza larga (io ne ho utilizzata una quadrata per praticità) e riempirla fino alla metà, pena la fuoriuscita del composto durante la cottura. Cuocere in forno statico preriscaldato a 200 gradi per circa un'ora, fino a raggiungere una media doratura.

Queste invece sono alcune delle foto del pacco delle meraviglie che mi è arrivato. In più, due deliziose presine fatte a mano, ora appese sulle piastrelle della cucina a mo' di decorazione, troppo belle per essere usate! Colgo l'occasione per ringraziare Mara di Pandipanna per la sua splendida iniziativa, la blogsfera è veramente una grande famiglia. Buon fine settimana a tutte voi :)

Come ti riciclo gli ovetti di Pasqua

>> domenica 18 aprile 2010


Domenica, tempo di dolcini. Oggi muffin, con un cuore cioccolatoso, l'ideale per smaltire la fornitura di ovetti pasquali che insieme alle loro sorelle più grandi, affollano le dispense finito questo periodo. Io ho aggiunto anche una mezza banana che mi fissava solitaria dalla fruttiera e un vasetto di yogurt intero per dare maggiore morbidezza all'impasto. Consiglio di farli il giorno prima di essere consumati, ci guadagna il sapore e la morbidezza.

Muffin alla banana con cuore di cioccolato
Per una diecina di muffin
200g di farina OO
mezza banana matura
9-10 ovetti di cioccolato
60g di burro fuso
1 vasetto di yogurt intero
80g di zucchero
3 cucchiai di rhum
2 uova
1 cucchiaino di lievito per dolci

In una ciotola setacciare bene la farina insieme al lievito e allo zucchero, in una seconda amalgamare le uova con lo yogurt, il burro, il rhum e la banana ridotta in purea. Aggiungere in un sol colpo le polveri e mescolare il meno possibile con movimenti "al rallentatore", onde evitare lo sviluppo del glutine.
Adagiare un cucchiaio d'impasto nei pirottini e inserire al centro un ovetto di cioccolato, affondandolo delicatamente. Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa una ventina di minuti.

Approfitto per ricordarvi il giveaway lanciato da Cris per il primo compleanno del suo blog "zucchero e sale" con bellissimi premi in palio. Cosa aspettate a partecipare?

Le madeleine dei pirati dei Caraibi

>> sabato 10 aprile 2010


La mia ultima madeleine superstite: nonostante sia solo la quarta volta che le prepari, vanno sempre via che è una meraviglia. L'impasto è molto versatile, permette di sbizzarrirsi nelle preparazioni e, come i muffin, non richiede particolari accorgimenti. Cosa volere di più?
Queste sono liberamente tratte da "il libro d'oro dei dolci", un regalo natalizio quanto mai azzeccato. All'impasto cioccolatoso ho aggiunto una manciata di gocce di cioccolata, un paio di cucchiai di rhum che ci stanno sempre bene e una spolverata di cannella quanto basta per renderle leggermente esotiche. Chissà perché, ogni volta che le preparo mi viene sempre in mente "Pirati dei Caraibi"; forse per il rhum, adorato dal protagonista?
Nel libro sono riportate come madeleine al cioccolato, io le ho ribattezzate "madeleine pirati dei Caraibi". Buon fine settimana!

Madeleine pirati dei Caraibi

per 18 madeleine cicciottelle

200g di farina OO (o metà 00 e metà farina di riso)
90g di burro
2 cucchiai di cacao in polvere
2 uova
90g di zucchero
2/3 cucchiai di rhum
cannella in polvere q.b.
1 cucchiaino di lievito in polvere

In una ciotola capace, montare a lungo le uova con lo zucchero fino a triplicarne il volume, aggiungendo poi la miscela di farine setacciate, cacao, cannella, lievito e gocce di cioccolato alternandoli al burro fuso e al rhum, mescolando con delicatezza per non far perdere di volume. A questo punto io lascio riposare la pastella in frigo per una buona mezz'ora, in modo da favorire la classica "gobbetta" (trucco appreso leggendo il blog di Sigrid, come ho visto fare da molti blogger). Nel frattempo preriscaldare il forno a 180 gradi ed imburrare generosamente uno stampo da madeleine. Una volta sufficientemente freddo, versare il composto negli stampi e far cuocere per 10-13 minuti, finché le madeleine non saranno dorate e consistenti sotto le dita.

99 colombe in volo: ci sono anch'io!

>> lunedì 5 aprile 2010

La mia colomba sarà presto in volo, per il momento vi lascio la ricetta; la foto l'aggiungerò a colomba arrivata. Per quest'occasione speciale ho deciso di preparare la "zuppa" di crema che, a memoria, è uno dei primi dolci che mia madre soleva farmi quando ero piccola. E' una ricetta di una semplicità assoluta, una base di biscotti (che possono essere savoiardi, petit, o ancora biscotti secchi di altro genere) imbevuti leggermente nel caffè forte sopra cui si fa colare una crema calda alla vaniglia, decorando poi la superficie con un liquore rosso dolce tipico dell'Umbria, l'alchermes.

Zuppetta di colomba
per la crema
4 tuorli
5 cucchiai di zucchero
4 cucchiai di farina
1 bacca di vaniglia
500ml di latte
1 fetta di colomba Sorelle Nurzia a commensale
caffè q.b.
alchermes per decorare

Sul fondo di una coppetta o di un bicchiere porre metà della fetta di colomba leggermente bagnata di caffè.
Preparare la crema montando i tuorli con lo zucchero fino a renderli gonfi, aggiungere la farina ed amalgamare il composto. Aggiungere a filo il latte precedentemente intiepidito con la bacca di vaniglia incisa per il lungo e cuocere a bagnomaria finché la crema non si addenserà. (ci vorrà una mezz'ora, per evitare i grumi o che la crema si stracci io preferisco questo metodo alla cottura su fuoco vivo, altrimenti se optate per il secondo, i tempi si ridurranno ulteriormente, siamo intorno al quarto d'ora). Colare la crema ancora calda sulla colomba e fare un secondo strato con la metà di colomba rimasta. Decorare la superficie con una spruzzata di liquore e riporre in frigo fino a completo raffreddamento.

Quando succedono pasticci e buona Pasqua

>> domenica 4 aprile 2010

Ho voluto chiamare questo blog "pentole e pasticci" perché pur essendo una grande appassionata di cucina, non posso certo ritenermi uno chef da Cordon Bleu. Capita molto spesso, specialmente quand'è la prima volta, che le ciambelle non riescano col buco. Serve da insegnamento, a capire dove si è sbagliato così da non ripetere lo stesso errore in seguito. Vedete l'impasto qui sopra? Questa è l'unica foto decente di quella che doveva essere la mia colomba di quest'anno. Sono partita in quarta con l'idea di preparare una colomba da ZERO, e per zero intendo senza impastatore e senza stampo adeguato. Forse ho peccato un pò troppo di inesperienza. Da questo ho imparato che:
-se non vuoi farti venire le braccia e le spalle da scaricatore di porto a furia di impastare, compra un'impastatrice. Non importa se sia un modello base, l'importante è che faccia fatica al posto tuo.
-se vuoi che il tuo impasto finale somigli a una colomba, non cuocerlo negli stampi da torta al formaggio. Eviterai che si trasformino in una sorta cactus dolci. La prossima volta comincia a chiedere da FEBBRAIO gli stampi giusti agli unici due negozi che li vendono nella tua città.
-non lesinare sulla quantità di burro. Se nella ricetta c'è scritto 250g un motivo ci sarà.
-per lo stesso motivo, 40 minuti sono 40 minuti non applicare lo stesso metodo di cottura di una torta a un lievitato così complesso.
Ho voluto farvi fare due risate. La realtà è che l'impasto è venuto magnificamente, il problema è stata la cottura che mi ha lasciato un involucro esterno di una pizza dolce e un'interno poco soffice (complice la mancanza di adeguato burro). Grazie al cielo, almeno il sapore era buono, per essere la prima volta non è andata così male. La prossima volta andrà meglio.
Intanto, buona Pasqua a tutti voi!

Vi presento la mia cucina...

>> venerdì 2 aprile 2010

In attesa di mostrarvi la mia prima simil colomba (simil, perché l'impasto è quello, ma lo stampo è quello del panettone. Domandina...voi dove trovate gli stampi usa e getta? ) vi lascio due righe per raccontarvi del mio angolino creativo. Come vedete lo spazio è quello che è, ma abituata agli ambienti giapponesi dove tutto è in scala ridotta, riesco sempre ad arrangiarmi. Non ho ricordi particolari legati alla mia (mia? dovrei dire dei miei) cucina, ma ogni tanto penso con affetto che qui ho cominciato a muovere i primi passi: i maccheroni MOLTO al dente alle medie, i primi, semplici piatti alle superiori fino ad arrivare alla consapevolezza che cucinare era affar serio dall'università in poi.
Quando devo preparare cose semplici come biscotti o muffin uso il piano di granito, per le cose un pochino più complesse mi sposto sul tavolo da pranzo, dove posso lavorare con più libertà.
La sera o la mattina presto sono i momenti in cui mi godo di più la cucina, in cui la sento più mia, sono i momenti in cui ho già concluso o non ancora iniziato tutte le incombenze della giornata e che quindi posso dedicare interamente alle sperimentazioni. Tre sere a settimana sono dedicate al pane, il sabato e la domenica, giorni in cui non lavoro e che coincidono con i pranzi e le cene in famiglia, ai dolci in generale.
Sognando il momento in cui avrò una cucina "mia", piccola o grande che sia (sarei anche disposta a sacrificare un pò di spazio della camera da letto se mi si desse la possibilità di avere un'isola centrale!) mi alleno qui. Ecco a voi la mia cucina:
Con il mio angolino nelle vesti di protagonista principale, partecipo all'originale giveaway di Sarah, di Fragola e Limone "il cuore in cucina".

99 colombe per l'Abruzzo

>> martedì 30 marzo 2010

Per vicissitudini personali che mi portano spesso ad essere lontana dal blog, anche questa volta arrivo con forte ritardo ad aderire ad un'iniziativa che, anche se non personalmente, mi tocca da vicino. Il terremoto abruzzese l'ho vissuto da lontano- ero in Giappone in quel periodo- ma dal primo momento il mio pensiero è andato agli sfollati, a chi aveva perso una casa o più tragicamente una persona cara. Da Tokyo sono rimasta ogni giorno incollata al computer a seguire i notiziari e vedere quelle immagini di devastazione mi ha fatto restare insonne per molte notti.
Io sono figlia del terremoto avvenuto in Umbria nel 1997, avevo 12 anni allora, ma ricordo molto bene il senso di smarrimento e di paura che mi ha accompagnato per un lungo anno e mezzo. Ancora adesso, in presenza di un sisma, le mie gambe diventano di pietra. Ironia della sorte, il paese dove vorrei andare un giorno a vivere, è il primo per quotidianità di sismi.
Voi blogger più esperti di me avete ormai pubblicizzato la straordinaria iniziativa in lungo e in largo, ma nel mio piccolo mi rivolgo agli amici e alle persone che mi leggono e che magari vorrebbero contribuire a dare una mano ma non sanno ancora come fare. Mi piace pensare che anch'io, con il mio nenonato blog, possa dare una piccola mano.
Intanto volo a fare il mio ordine e a scrivere due righe a Mara, fa nulla se verrà evaso dopo Pasqua, anzi mi auguro che le richieste possano essere copiose anche passato il periodo pasquale.